Gli Omceo per l'equità nella salute e nell'assistenza: una sfida ineludibile
Il 29 novembre presso il Teatro di Tor Bella Monaca in via Bruno Cirino 5 dalle ore 8,30 si terrà il convegno organizzato dagli Ordini dei Medici e Odontoiatri italiani sul tema della equità di accesso alle cure, problema che diventa sempre più scottante a causa dei continui tagli operati contro la sanità pubblica e della sempre maggior pervasività della sanità privata a cui ovviamente è precluso l'accesso da parte di fette sempre più grandi della popolazione gravata dalla recessione e da costi sempre più insostenibili per la maggior parte della popolazione italiana.
Il convegno è gratuito ed è possibile prenotarsi al seguente link: https://areariservata.ordinemediciroma.it/galileo/webgui/public/eventi/eventiPublic.xhtml. Per il programma cliccare qui.
Campagna globale per la riscoperta del medico di famiglia
Il 16 novembre ha preso il via la Campagna globale per la riscoperta del medico di famiglia che prende spunto dalla "Dichiarazione per la riscoperta del medico di famiglia", promossa dalla SOMOS community care e dalla Pontificia Accademia per la vita, che intende ricordare ai governi, alle istituzioni pubbliche e ai sistemi sanitari la necessità di rimettere al centro il medico di base. Sottolineiamo uno dei punti più importanti della Dichiarazione: "Il rapporto medico-paziente è anche alla base di un sistema sanitario che adotta come priorità la prevenzione e una visione olistica della salute. Il medico che accompagna il suo paziente e la sua famiglia per tutta la vita è una risorsa umana unica non solo per il sistema sanitario, ma per la società stessa. I medici promuovono una visione armonica della salute nel contesto di una vita sana, riconoscendo il valore intrinseco di ogni persona e la natura decisiva delle relazioni familiari. In questo modo, i medici contribuiscono a fondare il sistema sanitario sulla prevenzione. Quando il rapporto medico-paziente viene meno o si interrompe, il sistema sanitario è condannato a intervenire solo quando la situazione del paziente è già degenerata, con costi umani e sociali molto elevati".
Per leggere la dichiarazione completa e sottoscriverla, segui il link.
Semaglutide e prevenzione cardiovascolare
Uno studio di superiorità multicentrico, in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo, basato sugli eventi, ha coinvolto pazienti di età pari o superiore a 45 anni che avevano una malattia cardiovascolare preesistente e un indice di massa corporea (il peso in chilogrammi diviso per il quadrato di l'altezza in metri) di 27 o superiore ma senza storia di diabete. I 17604 pazienti sono stati assegnati in modo casuale in un rapporto 1:1 a ricevere semaglutide sottocutanea una volta alla settimana alla dose di 2,4 mg o placebo. L’endpoint cardiovascolare primario studiato era un composito di morte per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale in un’analisi del tempo al primo evento. Altro parametro è stato anche la sicurezza.
Del pool dei partecipanti, 8803 sono stati assegnati a ricevere semaglutide e 8801 a ricevere placebo. La durata media (±SD) dell’esposizione a semaglutide o placebo è stata di 34,2±13,7 mesi e la durata media del follow-up è stata di 39,8±9,4 mesi. Un evento end-point cardiovascolare primario si è verificato in 569 degli 8.803 pazienti (6,5%) nel gruppo semaglutide e in 701 degli 8.801 pazienti (8,0%) nel gruppo placebo (rapporto di rischio, 0,80; intervallo di confidenza al 95%, da 0,72 a 0,90; P<0,001). Eventi avversi che hanno portato all'interruzione permanente del prodotto in studio si sono verificati in 1.461 pazienti (16,6%) nel gruppo semaglutide e in 718 pazienti (8,2%) nel gruppo placebo (P<0,001).
Nei pazienti con malattie cardiovascolari preesistenti e sovrappeso o obesità ma senza diabete, semaglutide sottocutanea settimanale alla dose di 2,4 mg si è rivelato superiore al placebo nel ridurre l’incidenza di morte per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale ad un follow-up medio di 39,8 mesi nei pazienti che presentavano comorbidità per diabete, non ancora chiarito se tale effetto sia presente anche nella popolazione sovrappeso/obesa ma senza diabete.
Ridurre il sale fa sempre bene
Questo è quanto emerso da uno studio pubblicato su Jama che ha seguito 250 pazienti di età compresa tra 50 e 75 anni, distribuiti tra soggetti in terapia antipertensiva e no, soggetti pienamente controllati dalla terapia o in scarso controllo. I volontari hanno seguito a settimane alterne una dieta ad alto contenuto di sodio ed una a basso contenuto di sodio, con l'obiettivo di non consumare piu' di 500 mg di sale al di'. Gli Autori hanno concluso che: "Cio' che abbiamo osservato e' una riduzione della pressione in tutti gli ipertesi che sono riusciti ad eliminare un cucchiaino di sale al di' sia che prendessero medicine o no - ha dichiarato l'autrice principale dello studio, Norrina Allen, della Northwestern university - e questa e' la prima indagine a dimostrare che anche i pazienti gia' trattati possono ottenere una ulteriore diminuzione dei valori della pressione agendo sulla quantita' di sale assunta". "Nei giorni della dieta iposodica - ha precisato Allen - la pressione e' diminuita in media di 6 mm di mercurio, un dato comparabile a quello ottenuti dalle medicine".
Risulta quindi ulteriormente confermato, come già rilevato da altri studi, l'importanza di una dieta iposodica nella prevenzione del danno cardiovascolare tramite una riduzione dei valori pressori paragonabile all'effetto dei comuni farmaci antiipertensivi.
Dichiarazione del Presidente Nazionale SNaMID a margine del 33° Congresso nazionale di Roma
A margine dei lavori del 33° Congresso Nazionale SNaMID in svolgimento a Roma, il Presidente Nazionale Alfredo Cuffari, attraverso il sito www.politicamentecorretto.com ha affermato che: “Vogliamo fare un richiamo alla necessità di riformare e di rivedere la formazione in medicina generale, che oggi è la Cenerentola della formazione. Perché i colleghi, pur facendo un lavoro impegnativo ed importante, hanno riconoscimenti normativi ed economici assolutamente risibili rispetto alle altre specialità mediche: una borsa di studio al 50%, nessuna tutela per la maternità, nessuna tutela per la malattia”. Inoltre “Un successivo intervento deve essere fatto sui programmi: deve esserci uniformità su tutto il territorio nazionale, perché l’autonomia regionale è importante, ma i pazienti sono uguali da Trento a Lampedusa, e hanno diritto ad avere lo stesso tipo di assistenza. Si possono modulare gli assetti organizzativi sulla base delle situazioni locali, ma è molto importante avere uguali diritti e uguali opportunità- ha sottolineato Cuffari- Questi sono i due grandi temi, che declineremo poi nell’ambito delle attività e delle problematiche cliniche: terapia del dolore, scompenso cardiaco, patologie cardiache croniche, diabete, malattie infettive e prevenzione, con le attività vaccinali, sottolineando il ruolo della medicina generale nello sfatare falsi miti e nel promuovere attività vaccinali. Non solo rispetto all’influenza, ma anche per lo pneumococco, per l’herpes zoster e per la vaccinazione antitetanica: tutti i bambini la fanno, ma questo ciclo di richiami poi si interrompe. Sul lavoro vengono vaccinati i lavoratori a rischio, ma tante persone non ottengono più la vaccinazione, e abbiamo ancora in Italia dei morti per tetano”.
Cuffari ha poi spiegato che, durante il congresso, “ci confronteremo sulle problematiche relative le rinnovate attività nell’ambito della medicina generale. Quello che ci teniamo a sottolineare è la possibilità di lavorare insieme, di confrontarsi con le altre professionalità mediche ma anche con gli infermieri sul territorio, in una rinnovata sfida di assistenza territoriale per essere sempre più vicini alle necessità del cittadino”.
Intervista a Magi, presidente dell'Ordine dei Medici di Roma al 33° congresso Nazionale SNaMID
Intervenuto al 33° Congresso nazionale della SNaMID, Antonio Magi ha rilasciato importanti dichiarazioni circa il futuro della Medicina Generale. "Questo congresso è un'occasione importante perché va a sviscerare alcuni punti del Servizio Sanitario Nazionale e del futuro del nostro Paese per quanto riguarda l'assistenza ai cittadini. Ci troviamo davanti a un momento molto critico per il Servizio Sanitario Nazionale: un terzo di tutti i medici che ci lavorano sarà in pensione entro il 31 gennaio 2025. Avevamo già annunciato ai politici questo aspetto ma tutti i governi precedenti non hanno potuto approfondire e ascoltare quello che dicevamo. Adesso, dopo continui risparmi e tagli, siamo arrivati al punto in cui il Servizio Sanitario Nazionale è a una svolta: o si fa qualcosa o rischiamo di diminuire le prestazioni o, addirittura, perdere il Servizio Sanitario Nazionale".
Ha continuato poi, sottolineando come: "Circa 40mila medici andranno in pensione e non ci sono colleghi pronti a sostituirli. O meglio, ci potrebbero essere ma non hanno interesse a farlo per i motivi più svariati: le violenze, le denunce, o l'aspetto economico, dato che i medici italiani sono i meno pagati in Europa - ha aggiunto Magi - quindi questi sono gli argomenti su cui dovremmo confrontarci durante il congresso, vedere quali sono le proposte, e capire che siamo un sistema fondato da tutte le categorie. Dobbiamo confrontarci e fare proposte".
Il video dell'intervista è disponibile qui.
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