Sintomi ingannevoli della variante Kraken
Negli Stati Uniti la variante Kraken è diventata rapidamente il ceppo principale dei nuovi casi Covid-19. Alcuni esperti ritengono che la sua diffusione tra gli americani sia dovuta, non solo alla maggiore contagiosità, ma anche a causa di sintomi fuorvianti che potrebbero essere liquidati come una banale influenza stagionale. Febbre, tosse persistente, naso chiuso e mal di gola sono sintomi piuttosto generici, che potrebbero essere ignorati o addirittura diagnosticati erroneamente. Inoltre, le ripetute infezioni e i vaccini anti-Covid, che stimolano l’immunità, favoriscono in caso di infezione da Sars-CoV-2, l’insorgenza di sintomi molto lievi e quindi facilmente «confondibili».
La maggior parte dei sintomi si risolve entro 5-10 giorni
A sottolineare la difficoltà a distinguere un’infezione Covid-19 da una qualsiasi malattia stagionale sono stati gli stessi Centers for Disease Control and Prevention (Cdc). «Non puoi distinguere tra influenza e Covid-19 solo dai sintomi perché alcuni dei sintomi sono gli stessi», spiegano gli Cdc, consigliando agli americani di sottoporsi immediatamente al test per determinare se sono contagiosi per gli altri. La maggior parte dei sintomi spesso si risolve entro 5-10 giorni , ma il recupero completo probabilmente dipende dal fatto che la persona abbia fatto o meno tutte le vaccinazioni. Secondo gli esperti, le persone che non sono «in regola» con i vaccini hanno dimostrato di essere a rischio di sintomi più gravi, inclusa la mancanza di respiro, che portano al ricovero in ospedale o alla morte.
Con Kraken le reinfezioni sono più frequenti
Anche se ci si è ripresi di recente da un’infezione da Covid-19, l’immunità guadagnata contro questo nuovo ceppo virulento potrebbe non essere così protettiva come si possa pensare. Ci sono prove evidenti che Kraken si replichi più velocemente di altre varianti che hanno colpito le comunità vaccinate all’inizio della pandemia. I dati dei Cdc mostrano che solo a gennaio i tassi di infezione associati alla variante sono aumentati dall’8 al 10% a settimana, un tasso preoccupante. In combinazione con una ricerca limitata che suggerisce che l’immunità ai vaccini non è così forte come lo era prima dell’arrivo delle varianti, alcuni esperti sanitari ritengono che le reinfezioni siano più probabili ora che in passato.
Valentina Arcovio
Fonte: Sanità informazione