CoVid-19 e malattie reumatiche

Molte sono state in questi mesi di pandemia le comunicazioni circa ipotesi di relazioni tra la reumatologia e la virologia del coronavirus che hanno alternativamente suscitato speranze o generato disillusioni: pensiamo alla supposta relazione tra Covid 19 e ibuprofene, alla saga degli antimalarici da utilizzare nella terapia  (oggi messa in discussione dall’AIFA a causa dei gravi effetti indesiderati degli stessi a fronte di modesti benefici clinici), all’affaire Tolicizumab (sono ad oggi noti alcuni dati preliminari dello studio non comparativo Tocivid-19 che evidenziano solo una riduzione del tasso di letalità a 30 giorni, il 22,4% registrato conto il 30% atteso; all’opposto i dati recentemente pubblicati di uno studio di coorte retrospettivo (1) dimostrano che tolicizumab non ha  ridotto la mortalità a 28 giorni rispetto ai pazienti trattati unicamente con terapia standard).

Si attende peraltro la conclusione di altri studi multicentrici randomizzati in corso prima di giungere a consistenti conclusioni EBM). Infine pensiamo alle molteplici suggestioni terapeutiche suscitate dal bisogno di contenere, modulandola, la tempesta citochinica responsabile di molti infausti esiti dovuti  al coronavirus.  A fronte, comunque, della attuale insufficienza di solide evidenze, qualche dato di supporto per una terapia evidente e ragionata può venire da uno studio osservazionale retrospettivo (2) condotto analizzando i dati del registro Covid-19 Global Rheumatology Alliance (600 pazienti, abbastanza eterogenei per la verità, provenienti da 40 paesi del mondo) con il metodo trasversale (cross-sectional). Lo studio, pur con i limiti del metodo di analisi utilizzato che non può fornire informazioni tra causalità e relazioni temporali, ha dimostrato che:

  • La maggior parte dei pazienti con malattie reumatiche o in trattamento con terapia immunosoppressiva supera il Covid-19 (deceduto il 9% e ricoverato il 46% del campione studiato)
  • L’assunzione di farmaci antireumatici convenzionali modificanti la malattia (DMARD), antimalarici o FANS non si associa ad un aumento del rischio di ricovero in ospedale
  • Il rischio di ricovero in ospedale per Covid-19 aumenta invece con dosi giornaliere di prednisone ≥ 10 mg e diminuisce con i farmaci anti-TNF

In conclusione, la terapia delle malattie reumatiche croniche durante la pandemia, anche in vista delle annunciate e temute ondate successive, dovrebbe essere ispirata alla prudenza nell’uso del cortisone. Lo studio di Campochiaro  apre peraltro nuovi scenari che conducono all’implementazione suggerita dell’utilizzo dei farmaci anti-TNF, anche se Feldmann (3) sollecita nel merito urgenti trials per verificarne l’impatto sull’eventuale concomitante presenza di infezione da coronavirus.

Enzo Pirrotta e Carlo Trabucchi

 Bibliografia

  1. Campochiaro et aa. Efficacy and safety of tocilizumab in severe Covid-19 patients. a single-centre retrospective cohort study Eur J Int Med 76, 43-49 1 giugno 2020
  2. Gianfrancesco M, Hyrich KL, et aa. Characteristics associated with hospitalisation for COVID-19 in people with rheumatic disease: data from the COVID-19 Global Rheumatology Alliance physician-reported registry. Ann Rheum Dis 2020. Doi: 1136/annrheumdis-2020-217871
  3. Feldmann M. et aa Trials anti- TNF therapy for Covid-19 are urgently needed Lancet 395:10234,1407-9, 2 maggio 2020