Onde elettromagnetiche e tumori

Esiste una correlazione fra onde elettromagnetiche e sviluppo di tumori? Parrebbe di si, secondo la recente sentenza emessa dalla Corte di Appello di Torino che conferma quanto già stabilito in prima istanza dal Tribunale di Ivrea nel 2017. Ennesima sentenza destinata a far discutere questa che ha condannato l'INAIL ad erogare una rendita vitalizia per malattia professionale ad un ex dipendente della Telecom che, avendo sviluppato un neurinoma dell'acustico, aveva fatto ricorso imputandolo all'uso prolungato per lunghi periodi di un telefono cellulare nell'ambito della sua quotidiana attività lavorativa.

I legati dell'interessato a commento della sentenza l'hanno definita "storica, come lo era stato quella di Ivrea" in quanto ha affermato che "basta usare il cellulare trenta minuti al giorno per otto anni per essere a rischio" perchè le perizie medico-tecniche svolte in questa occasione hanno concluso esserci "solidi elementi per affermare un ruolo causale tra l'esposizione dell'appellato alle radiofrequenze da telefono cellulare e la malattia insorta".

Tali conclusioni sono nettamente in contrasto con quanto emerso da uno studio pubblicato nell'agosto scorso, curato da Istituto superiore di sanità, Arpa Piemonte, Enea e Cnr-Irea su "Esposizione a radiofrequenze e tumori", in cui si afferma che nel corso di 20 anni di ricerca non sono elementi significativi a sostegno della tesi di questa correlazione, in particolare lo studio afferma che dopo 10 anni di sorveglianza continua non sono emersi casi di neoplasia benigne o maligne negli esposti.

Già nel 2011 una pubblicazione dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell'Onu classificò le Radiofrequenze nel gruppo 2B ("possibili cancerogeni"), ma sempre nel rapporto pubblicato in agosto l'Istituto Superiore di Sanità rileva che "i notevoli eccessi di rischio osservati in alcuni studi non sono coerenti con l'andamento temporale dei tassi d'incidenza dei tumori cerebrali che, a quasi 30 anni dall'introduzione dei cellulari, non hanno risentito del rapido e notevole aumento della prevalenza di esposizione".

E' tuttavia in corso un approfondimento delle ricerche tendente soprattutto a studiare l'eventuale impatto delle onde elettromagnetiche in particolari sottogruppi di popolazione, come quella pediatrica, per valutare l'eventuale rapporto con neoplasie a più lento sviluppo legate all'uso precoce e continuato di cellulari in questi soggetti, mentre l'ipotesi di correlazione fra onde elettromagnetiche alcune forme di leucemia infantile alla luce dei dati epidemiologici sembra destituita di fondamento. In passato la Società Italiana di Pediatria in una position paper sottolineò che più che il rischio da radiazioni ipotetico fosse necessario tenere presenti gli effetti negativi documentati su metabolismo, sonno e sviluppo cognitivo in caso di abuso di utilizzo di questi dispositivi.

 Chi fosse interessato può consultare il Rapporto Istisan 19/11 completo qui.