Ipertensione e CoVid-19: presente e futuro della Medicina Generale

Un recente lavoro cinese (1) che ha arruolato 2877 pazienti ricoverati presso un ospedale Covid di Wuhan dimostra che Il rischio di mortalità per COVID-19, dopo aggiustamento per diversi fattori confondenti tra cui l’età, è circa doppio nei pazienti con ipertensione rispetto a quelli normotesi e che tale rischio relativo è significativamente maggiore nei pazienti ipertesi non trattati rispetto a quelli in trattamento anti-ipertensivo, il 7,9% rispetto al 3,2%. E’ questo l’ennesimo contributo che ci fa meditare sul fatto che un ottimale controllo delle patologie croniche costituisce non solo la migliore assicurazione sulla vita della persona che ne soffre attraverso la prevenzione dei correlati danni d’organo e/o malattie, ma anche la migliore protezione verso una possibile infezione Covid-19 attraverso una preservata omeostasi delle naturali capacità di risposta agli insulti esterni.

Viene così consegnato alla medicina del territorio il primo dei suoi compiti, l’ottimale gestione delle cronicità.  E il gestore della cronicità, per richiamare una vecchia querelle scatenata da vecchie deliberazioni regionali, deve essere il Medico di Medicina Generale:

  • formato al teamworking
  • capace di classificare/stadiare correttamente il paziente attraverso la presa in carico di una persona non solo oggetto, ma protagonista della cura
  • garante dell’aderenza al percorso integrato di cura del malato attraverso quella peculiare e fondante caratteristica della disciplina che è la relazione medico-paziente
  • manager del rischio clinico, figlio della frammentazione di una cura multidisciplinare che può generare soluzioni talora contrastanti a problemi assistenziali complessi o pericolose interazioni non solo farmacologiche: un insieme di prestazioni non fa un servizio! e la terapia va sempre più spesso riconciliata
  • essenziale, anche quando il suo ruolo all’interno del percorso diagnostico-terapeutico sembra ancillare, come nelle fasi avanzate e terminali di una malattia cronica, nel garantire il percorso di cura attraverso l’adozione di modalità gestionali domiciliari e/o palliative
  • custode di un Servizio Sanitario pubblico che eviti il rischio di un cortocircuito verso un privato non sussidiario insito in alcuni modelli assistenziali regionali.

Teniamo in ogni caso presente che il rapporto fiduciario tra paziente e medico di medicina generale può anche consentire una gestione privilegiata e peculiare, olistica ma specialistica, di alcune cronicità qualora il MMG scelto dalla persona sia un Gpsi.

Come conciliare questa funzione primaria della Medicina Generale con le altre, collaterali ma non secondarie, che le vengono attribuite, la continuità assistenziale h 24 e l’assistenza domiciliare, sarà compito e responsabilità di chi è chiamato a ridisegnare l’organizzazione della medicina del territorio la cui debolezza costituzionale è stata scoperchiata dalla pandemia. SNaMID nel merito ha un suo punto di vista e non vede l’ora di dare un contributo al tavolo degli Stati Generali che dovranno immaginare e realizzare l’Italia di domani: per dare un senso allo slogan tormentone di questi giorni “trasformare la crisi in opportunità”, e non disperdere ma incanalare al meglio la prima idea fondante la nuova Medicina del territorio.

Enzo Pirrotta

Bibliografia

  1. Gao C, Cai Y, et al. Association of hypertension and antihypertensive treatment with COVID-19 mortality: a retrospective observational study. European Heart Journal 2020. Doi: 1093/eurheartj/ehaa433