Premio Casalegno 2020 a Medici, Infermieri e Farmacisti

Quest’anno il Comitato Organizzatore del Premio nazionale "Carlo Casalegno", organizzato dal Rotary Club Roma Nord Ovest , ha preso in considerazione le categorie professionali che hanno dato un fondamentale contributo nel curare e contenere il Covid 19 e hanno deciso di premiare i tre ordini professionali (Medici, Infermieri e Farmacisti) che hanno dato “un eccezionale contributo, anche nel numero delle vittime, alla lotta al coronavirus”. A commento del riconoscimento Filippo Anelli, Presidente della FNOMCeO, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"Dedico questo premio ad un medico speciale Roberto Stella e a tutti i 163 colleghi che hanno perso la loro vita a causa del CoVid-19.
Roberto Stella è stato il primo medico vittima del coronavirus, Presidente dell’Ordine dei Medici di Varese, Presidente Nazionale dello Snamid, Responsabile del settore formazione della Fnomceo e tra i miei più stretti collaboratori. Un uomo speciale, un amico sincero, un padre esemplare, un Medico di famiglia vicino, come tutti i medici, ai pazienti che lo avevano scelto. Ed è stata propria questa vicinanza, questa familiarità, questa intimità e cordialità di rapporti con le persone, insieme alla mancanza di idonei dispositivi di protezione individuale a causarne l’infezione e a provocare la strage dei sanitari.
Senza strumenti di protezione individuale, senza una pianificazione dei percorsi riservati ai malati di malattie infettive, il virus ha contagiato i sanitari e ha infettato gli ospedali, i presidi sanitari, gli ambulatori dei medici di famiglia. È entrato nelle rsa, nelle varie comunità, provocando malattia e morte. L’infezione ha dilagato e i medici non si sono tirati indietro, con le conseguenze purtroppo che tutti noi conosciamo.
27.101 è il numero degli operatori sanitari ad oggi infetti da coronavirus, il 11,9% di tutti i positivi. Un numero enorme sintomo evidente che qualcosa non ha funzionato.


Eppure tutti sapevamo che quando una patologia virale passa dagli animali all’uomo, ossia avviene un salto di specie, il rischio di una pandemia diventa concreto. Tutti gli addetti ai lavori sapevano che il primo provvedimento da adottare in un piano pandemico era quello di garantire la sicurezza degli operatori e dei cittadini per evitare che il virus dilagasse proprio a causa dei professionisti della salute e delle strutture sanitarie diventate inconsapevolmente super diffusori del virus.
La richiesta di operare in maniera sicura, dotati di tutti gli idonei presidi di sicurezza, in strutture sicure per erogare cure in sicurezza da parte degli operatori sanitari è stata vissuta
con fastidio, talvolta addirittura avversata, da coloro che gestiscono la sanità come se fosse un modo per intralciare o ostacolare il governo della pandemia.
Eppure la sicurezza sul posto di lavoro è un diritto di ogni lavoratore, garantito dalla nostra Costituzione. Non è una concessione rimessa alla buona volontà degli amministratori, quanto una vera e propria pretesa che non può essere compressa da nessuno in questo nostro Paese.
Per consentire ai medici di famiglia che hanno pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane in questa incredibile vicenda di munirsi di una dotazione minima di sicurezza, il Ministro Speranza ha dovuto chiedere agli Ordini dei Medici, organi sussidiari dello Stato, di consegnare per conto del Ministero le mascherine ai medici, supplendo alla mancata azione dei Governatori.
Bergamo, il 13 marzo scorso la definimmo “la Caporetto” della professione: abbiamo pagato un prezzo altissimo sull’altare della improvvisazione e delle sciagurate scelte del passato fatte di tagli e riduzione del personale.
I medici e i professionisti della salute, nonostante tutto e tutti, non si sono tirati indietro, fedeli al loro giuramento, ai loro ideali e ai loro valori.
È questo il segreto di una grande professione: orientare al bene il grande potere che deriva dalle conoscenze possedute. Lo aveva compreso Ippocrate nel 400 avanti Cristo quando aveva chiesto ai suoi seguaci di regolare il tenore di vita per il bene dei malati secondo le proprie forze e il proprio giudizio, astenendosi dal recar danno e offesa.
Oggi come allora la professione testimonia questa dedizione anche a costo della vita, garantendo con le proprie conoscenze ad ogni uomo il diritto che la nostra Costituzione definisce fondamentale: quello alla salute.
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”, recita l’articolo 2 della Costituzione e la professione medica grazie alle sue precipue competenze e ideali contribuisce a garantirli: il
diritto alla salute, il diritto alla uguaglianza, il diritto all’equità, il diritto alla libera determinazione, il diritto alla libertà della scienza.
I medici, i professionisti italiani sono la spina dorsale del nostro Paese; rendono fruibili i diritti; consentono alla nostra democrazia di essere compiuta.
A questi professionisti, a quelli della salute, ai medici, a Roberto Stella e a tutti quelli come che come lui hanno sacrificato la propria vita va la nostra eterna gratitudine".