AIFA e idrossiclorochina

L'AIFA ha emanato in data 31 marzo una comunicazione circa l'utilizzo della idrossiclorochina in occasione della pandemia da CoVid-19, sottolineando la necessaria massima attenzione ai profili di sicurezza in alcune categorie di pazienti come quelli cardiopatici con disturbi del ritmo, quelli affetti da favismo o portatori di altre patologie da considerare al momento di iniziare una terapia con questo antimalarico. Il testo completo della comunicazione AIFA è consultabile qui.

Nella comunicazione, che riporta le ultime pubblicazioni su efficacia e livelli di tossicità, si afferma tra l'altro:

«In questa fase di emergenza, considerate le premesse sopradescritte, l’uso terapeutico dell’idrossiclorochina può essere considerato sia nei pazienti COVID-19 di minore gravità gestiti a domicilio sia nei pazienti ospedalizzati».

  • «Il prescrittore considerare caso per caso il rapporto rischio/beneficio valutando, anche alla luce delle più recenti evidenze:
    • le patologie associate. Si dovrà prestare particolare cautela nei pazienti con patologie cardiovascolari, (sindrome del QT lungo, aritmie maggiori, insufficienza epatica o renale, disturbi elettrolitici).
    • le associazioni farmacologiche. In particolare l’associazione a farmaci che aumentano il QT.
    • l’anamnesi di favismo (deficit di G6PD) o comunque elementi anamnestici sospetti per tale deficit congenito».
  • «Lo stato attuale delle conoscenze sconsiglia l’utilizzo dell’idrossiclorochina, in associazione con lopinavir/ritonavir o con azitromicina, al di fuori di studi clinici».
  • «Poiché l’uso terapeutico dell’idrossiclorochina è ormai entrato nella pratica clinica sulla base di evidenze incomplete, è auspicabile la partecipazione a studi randomizzati che ne valutino l’efficacia».

Tre organizzazioni si sono pronunciate in materia con le seguenti raccomandazioni:

  • «EMA: Il 24 Aprile l’Agenzia Europea ha richiamato l’attenzione sui rischi di reazioni avverse, anche gravi, associati all’uso dell’HCQ e CQ. In particolare, mentre eventi avversi possono manifestarsi anche a dosaggi terapeutici, le dosi più elevate possono aumentare ulteriormente i problemi legati alle alterazioni del ritmo cardiaco (QT lungo). L’EMA è a conoscenza dell’attuale utilizzo di HCQ nell’ambito della pandemia COVID19 e invita i prescrittori ad un particolare monitoraggio oltre a sollecitare studi clinici sull’efficacia del farmaco nella COVID19».
  • «FDA: Il 25 Aprile L’Agenzia USA avverte di essere a conoscenza di segnalazioni di gravi problemi del ritmo cardiaco in pazienti (ospedalizzati e non) con COVID-19 trattati con HCQ o CQ, spesso in associazione con azitromicina e altri medicinali che prolungano il QT, specialmente in pazienti con insufficienza renale. Tali segnalazioni di reazioni avverse includono tachicardia o fibrillazione ventricolare o torsades de pointes e comprendono alcuni casi fatali».
  • «WHO: L’utilizzo di alte dosi HCQ o CQ può essere associato a eventi avversi seriamente negativi per la salute. Gli antibiotici non devono essere usati come mezzo di prevenzione o trattamento di COVID-19».