La ricerca al lavoro in tutto il mondo

Non conosce sosta il lavoro dei ricercatori in tutto il mondo per approntare nuovi farmaci, test di laboratorio e vaccini contro il SARS-Cov-2. Interessante la sperimentazione che si sta svolgendo nella università di Pittsburgh dove il ricercatore Andrea Gambotto sta sperimentando il PittCoVac, un sistema transdermico che in maniera indolore attraverso un cerotto consente a 400 microaghi di dissolversi in 2-3 minuti, rilasciando l'antigene che scatena la risposta immunitaria, la subunità "S1" della proteina virale "spike". Il sistema assicurerebbe una alta capacità di risposta anticorpale su animali da laboratorio e si è in attesa del via del FDA per far partire la sperimentazione su soggetti umani che potrebbe, a detta del ricercatore, dimostrare già in 6-8 settimane una efficacia in termini di stimolazione anticorpale.

In Giappone intanto è partita una sperimentazione con il famoso o famigerato Avigan di cui però rimangono ancora oscuri alcuni effetti collaterali che invitano alla prudenza.

Anche l'Europa non rimane ferma, l'EMA ha autorizzato una dozzina di studi preclinici (5 in Italia) di nuovi vaccini che potrebbero, secondo Silvio Garattini, portare alla chiusura delle sperimentazioni nella fine del 2020 con un eventuale messa in produzione su larga scala nella prima parte del 2021.

Sempre in Italia è partita una sperimentazione nell'ospedale Castel San Giovanni (Piacenza) con l'utilizzo dell'eparina che contrasterebbe una delle complicanze più temibili dell'infezione, la trombosi diffusa.

Sul fronte diagnostica si è alla ricerca di test rapidi che consentano di individuare nella popolazione i soggetti che sono stati colpiti o sono venuti a contatto con il virus, sviluppando anticorpi. Esistono già alcuni kit in commercio, ma si sottolinea sempre che questa metodologia non può essere utilizzata nella diagnosi, ma solo in termini di riscontro epidemiologico sulla popolazione, essendo caratterizzata da una specificità relativamente bassa e non garantendo in caso di negatività che il soggetto possa intendersi sano. Un utilizzo potrebbe ad esempio campionare la presenza di anticorpi nella popolazione generale, essendo un tasso di positività del 50% suggestivo della possibilità di riapertura delle normali attività.

L'unico mezzo corretto per porre diagnosi di infezione rimane pertanto il tampone rinofaringeo svolto presso strutture pubbliche dedicate (al momento 36)  che stanno moltiplicandosi nel territorio nazionale: la Campania è la regione che ne ha di più, con sette laboratori pubblici fra Napoli, Caserta e Benevento; segue la Liguria, con sei centri che hanno fatto richiesta fra Genova, La Spezia e Savona; cinque ne ha la Lombardia, tutti a Milano e alcuni in fase di sperimentazione; cinque sono i laboratori in Veneto, fra Padova, Vicenza, Verona e Mestre; tre sono in Sicilia, a Messina e Palermo, e tre in Piemonte, a Novi Ligure, Alessandria, Arona e Acqui Terme; due sono nel Lazio, entrambi a Roma; due in Toscana, a Massa e Pisa, dove sta partendo un protocollo di studio; hanno infine un laboratorio il Friuli Venezia Giulia (Trieste), Emilia Romagna (Reggio Emilia) e Puglia (Bari).