CoVid-19 NEI BAMBINI E LO STUDIO CONFIDENCE: una piccola luce di evidenze in un mare tempestose ribollente di  tante impressioni

Molte ombre ci sono ancora circa le modalità di circolazione, trasmissione e manifestazione del coronavirus in età pediatrica tanto che si può dire che non esistano ad oggi sufficienti criteri EBM per la gestione della malattia che colpisca un bambino. Peraltro, per un mero criterio di prudenza si sono dati perentori consigli di allontanare tutti i bimbi dalla frequentazione dei nonni, considerati persone ad alto rischio. Ora in merito alla infezione da Coronavirus in età pediatrica possiamo disporre dei risultati dello studio CONFIDENCE (1) che possono aprire qualche spiraglio nel buio attuale delle conoscenze anche epidemiologiche e consentire quindi l’adozione di misure preventive e terapeutiche più efficaci.

Lo studio che ha coinvolto 100 bambini italiani di età < a 18 anni (età media 3,3 anni; il 43% di sesso femminile) diagnosticati positivi al CoVid-19 tra il 3 ed il 17 marzo 2020 in pronto soccorso pediatrici attraverso tampone nasale; i risultati sono stati confrontati con quelli ricavati dallo studio di tre coorti pediatriche, due cinesi ed una statunitense. Di seguito le principali evidenze ricavate dallo studio unitamente alla interpretazione di qualche criticità rilevata:

  • Il 21% dei pazienti era asintomatico, mentre la malattia lieve, moderata o grave è stata riscontrata, rispettivamente, nel 58%, 19% e 1% dei pazienti.
  • L’1% dei pazienti è risultato in condizioni critiche che non hanno comunque mai determinato alcun decesso.
  • Una temperatura corporea > a 37,6°C è stata registrata nel 54% dei casi (nell’11% >39°C). Un terzo del campione era quindi apiretico.
  • Il sintomo più comune (44%) è stato la tosse. L’incapacità o difficoltà nell’alimentazione si è dimostrato un sintomo presente nel 23 % dei casi, soprattutto nei bambini con meno di 21 mesi di età. (Si conferma dunque la paucisintomaticità della malattia al di là delle possibili manifestazioni d’esordio recentemente segnalate, quali la sindrome di Kawasaki  o l’orticaria)
  • Solo il 4% dei bambini ha presentato una saturazione di ossigeno < 95%.
  • Nove pazienti, sei dei quali affetti da altre patologie preesistenti, hanno avuto bisogno di supporto respiratorio.  
  • Il 55% dei casi di infezione è stato determinato da fonti non note o esterne al nucleo familiare, in contrasto con le coorti di controllo nelle quali la maggior parte dei casi di infezione era riconducibile al nucleo familiare. (Questo risultato è probabilmente associato al lockdown tardivo in Italia).
  • La malattia di grado moderato-severo è risultata meno comune nella coorte italiana (dato probabilmente spiegato dal fatto che in Italia è stata utilizzata soprattutto la radiografia del torace e solo raramente la TC: la qual cosa potrebbe aver determinato l’emersione di un minor numero di casi di polmonite subclinica, alterando quindi la valutazione di gravità della condizione clinica).

Anche la fioca luce di un faro in una notte di tempesta sul mare aiuta a non arenarsi o infrangersi sugli scogli (il riferimento è all’utilizzo diagnostico della Radiologia convenzionale del torace piuttosto che della TC o ecografia toracica).

Enzo Pirrotta

Bibliografia

  1. Niccolò Parri N, Lenge M, Buonsenso D; Coronavirus Infection in Pediatric Emergency Departments (CONFIDENCE) Research Group. Children with Covid-19 in Pediatric Emergency Departments in Italy. NEJM 2020. Doi: 1056/NEJMc2007617