Possibile il cocktail vaccinale?

E' possibile la somministrazione di vaccini diversi nella prima e seconda dose? Lo studio spagnolo Combivacs in via di pubblicazione risponde positivamente alla questione avendo arruolato 670 partecipanti tra 18 e 59 anni che hanno già ricevuto una dose di AstraZeneca: quelli che hanno ricevuto una seconda dose col vaccino Pfizer, 450 soggetti, hanno mostrato un aumento di 150 volte dei titoli anticorpali, che è rimasto evidente 7 giorni dopo la somministrazione. Gli stessi autori precisano però che sono necessari più dati da studi più ampi per confermare le risposte immunitarie.

Un altro studio inglese, il Com-COV, il cui risultati preliminari su 830 soggetti sono in via di pubblicazione su Lancet, ha evidenziato come in caso di prima dose con Astra Zeneca seguita dalla seconda dose con Pfizer sono aumentate le reazioni avverse lievi come febbre, fatigue, mal di testa e dolori, con "alcuni svantaggi nel breve termine" mitigabili con l'uso di paracetamolo, evidenziati nel 34% del campione, rispetto all'1,7% dello studio spagnolo, mentre non sono ancora disponibili dati sull'immunogenicità e risposta anticorpale.

In Italia presso lo Spallanzani son in corso analoghi studi con mix di Astra Zeneca come prima dose, e altri vaccini, tra cui lo Sputnik, come secondo vaccino. A favore dell'ipotesi di vaccinazione combinata si è pronunciato anche il virologo Fabrizio Pregliasco, dato che in precedenza, fa notare, "il mix ha funzionato per vaccini di altro tipo, ad esempio contro l'epatite. Nel caso di Covid-19, due vaccini diversi stimolerebbero siti differenti della proteina Spike del virus e ciò dovrebbe determinare maggiore protezione".

In attesa di studi definitivi alcuni paesi, come la Finlandia ed il Canada hanno deciso di adottare questa strategia flessibile che rende sicuramente meno problematica la copertura vaccinale, limitando il rischio legato alla disponibilità variabile dei vari vaccini.