Statine e cancro

Dopo più di 40 anni dalla scoperta della lovastatina, prima molecola della classe delle statine, che tanto hanno contribuito ai successi nel trattamento delle dislipidemie e delle malattia cardiovascolari acute e croniche, si amplia sempre di più il dibattito sul loro utilizzo in altre aree patologie, come l'Alzheimer, il diabete e molti tipi di tumore.

È superfluo ricordare che oltre a far parte delle membrane cellulari dove contribuisce al mantenimento di proprietà essenziali come permeabilità e fluidità, il colesterolo è coinvolto anche in numerose funzioni biologiche essenziali per la crescita e la proliferazione cellulare e il suo metabolismo si lega alla produzione degli acidi biliari e alla biosintesi degli ormoni steroidei.

Uno studio recente pubblicato su Frontiers in oncology ha affermato che le cellule tumorali “si basano sul colesterolo per soddisfare il loro grande bisogno di nutrienti e per sostenere la loro crescita incontrollata”. “Ecco allora che queste cellule riprogrammano il metabolismo del colesterolo sia aumentandone l’assorbimento e la sintesi de novo, sia modificandone l’efflusso. Ancora, possono accumulare in modo molto efficace il colesterolo e modificare profondamente l’attività di regolatori fondamentali per l’omeostasi del colesterolo stesso” spiegano gli autori della review, suggerendo che, proprio grazie a queste osservazioni, le alterazioni del metabolismo del colesterolo potrebbero rappresentare un bersaglio farmacologico interessante per nuove terapie anti-tumorali.

Un altro studio pubblicato ad agosto 2021 su Nature Communications ha identificato un meccanismo legato al colesterolo attraverso il quale le cellule tumorali acquisiscono un vantaggio di sopravvivenza. In particolare, analizzando cellule di tumore del seno e modelli murini, i ricercatori hanno scoperto che livelli di colesterolo elevati aiutano le cellule a superare lo stress associato ai processi di metastatizzazione, rendendole più resistenti a un tipo di morte cellulare programmata chiamato ferroptosi. Come ricordano gli autori questi meccanismi sembrano presenti anche in altri tipi di tumori e ci aiutano a comprendere perché abbassare i livelli di colesterolo (con farmaci o con modifiche dello stile di vita) rappresenti una strategia efficace per una salute migliore, non solo dal punto di vista cardiovascolare.

Alcuni studi preliminari sembrano confermare una positiva influenza del trattamento con statine in caso di tumori prostatici, ma anche del seno e dei polmoni; il passo successivo è ora quello di disegnare studi clinici ad hoc per confermare questi risultati preliminari.

Sembra inoltre possibile un effetto adiuvante svolto dalle statine in appoggio a trattamenti chemioterapici: per esempio, il trattamento con simvastatina e inibitori di MEK aumenta l’apoptosi tumori pancreatici in modelli murini, mentre la combinazione di acido valproico e simvastatina rende le cellule di tumore prostatico resistente a castrazione sensibili a docetaxel ed annulla la resistenza al farmaco in modelli in vitro e in vivo.