Efficacia dei vaccini contro la variante Omicron

Mentre il Governo ha approvato nella seduta di ieri l'obbligo vaccinale per gli over 50 e l'AIFA ha autorizzato l'uso delle dosi booster di Comirnaty nella fascia di età 12-15, giungono i primi riscontri positivi sull'efficacia dei vaccini verso la variante Omicron, ormai largamente predominante nel nostro Paese, così come in tutto il mondo. La conferma arriva da un  nuovo studio dell'Istituto di ricerca e ospedale di neuroriabilitazione Santa Lucia IRCCS di Roma condotto tramite analisi immunologiche su campioni di sangue provenienti da 61 donatori che avevano effettuato diverse tipologie di vaccinazione. 

Il protocollo utilizzato per la ricerca consiste nell'esposizione dei linfociti T dei donatori alla proteina Spike del ceppo originale di SARS-CoV-2, contro cui sono stati preparati i vaccini attualmente in uso. Il 100% dei donatori ha risposto con l'attivazione dei linfociti T specifici per il coronavirus. I linfociti T sono stati poi esposti ai frammenti mutati della proteina Spike della variante Omicron generando una risposta cellulare in circa il 70% degli individui, anche se di minor efficacia con un numero minore di cellule T attivate. Comunque un risultato simile conforta l'ipotesi che anche diverse varianti virali riescano ad attivare la memoria immunologica post-vaccinale, evitando se non l'infezione lo sviluppo di forme di malattie più gravi.

Intanto è stata segnalato l'isolamento in Francia su 12 pazienti provenienti dal Camerun di una nuova variante denominata IHU che presenta 46 mutazioni rispetto virus originale della quale non è ancora nota pericolosità, contagiosità ed eventuale resistenza ai vaccini.