Il vaccino copre meno se il paziente è immunocompromesso

Il titolo potrebbe sembrare pleonastico nell'assunto in quanto, come avviene per qualsiasi altra vaccinazione, soggetti con compromissione del sistema immunitario dovute a varie patologie dovrebbero sviluppare una risposta anticorpale meno efficace.

Questo principio cardine della immunologia è stato confermato da uno studio pubblicato dal Morbidity and Mortality Weekly Report dei CDC americani che ha riguardato circa 20mila adulti immunocompromessi, il 53% dei quali era completamente vaccinato. Inoltre, di quasi 700mila soggetti con un sistema immunitario normale, il 43% era completamente vaccinato. Lo studio ha dimostrato una risposta al 90% valida nei soggetti con sistema immunitario normofunzionante, mentre c'è stata una riduzione dell'efficacia minore ma diversa rispetto alle condizioni patologiche della immunodeficienza; nello specifico si è assistito ad un calo al 77% tra le persone con malattie che indeboliscono il sistema immunitario, indipendentemente dall’età. L’efficacia, in particolare, variava dal 59%, tra i trapiantati che assumono farmaci anti-rigetto, al 74%, tra i malati di un tumore del sangue, fino all’81%, tra le persone con disturbi reumatici o infiammatori come l’artrite reumatoide. Tali dati sembrano confermare l'opportunità di una dose aggiuntiva booster seguita da un'altra a sei mesi per questa fascia di popolazione che è quella in cui l'andamento dell'infezione si è dimostrato più grave e potenzialmente letale.