Una possibile arma in più, la vaccinazione degli under 11

Poiché sempre più persone si stanno vaccinando e si stanno riprendono le tutte le attività che svolgevano prima della pandemia, i genitori e gli operatori sanitari stanno prendendo decisioni difficili su come proteggere le famiglie. Infatti non tutti sono in grado di vaccinarsi, un elemento che genera incertezza su come proteggere una famiglia dall’infezione da SARS-CoV-2, soprattutto se è composta da persone vaccinate e non vaccinate.
 
Una nuova chance: il vaccino anche per i più piccoli
 
La buona notizia è relativa all’opportunità vaccinale che si aprirà a breve per i bambini da 5 a 11 anni. Scenario conseguente al parere di un gruppo indipendente di esperti sui vaccini della FDA, chiamato a valutare i benefici e i rischi del vaccino COVID-19 di Pfizer in questa fascia di età, che si è espresso favorevolmente. L’orientamento sarà condizionante per la raccomandazione per la Federal Disease Administration (FDA) a rilasciare negli Stati Uniti un'autorizzazione all'uso di emergenza del vaccino nei bambini da 5 a 11 anni, una svolta che contribuirà ad aumentare la sicurezza contro SARS-CoV-2  in molte famiglie, ambiente riconosciuto  di trasmissione ad alto rischio (1).
 
Infatti il virus si diffonde principalmente attraverso il contatto da persona a persona(2) e uno studio delle dinamiche di trasmissione familiare ha fornito dati originali e utili sulla misura in cui l'immunità acquisita all'interno di una famiglia è associata al rischio di infezione nei membri non immuni della stessa famiglia (3).
 
La famiglia: un ambiente ad alto rischio infettivo
 
Precedenti studi hanno segnalato che una singola dose di vaccino può fornire una protezione altamente efficace contro l'infezione, malattie gravi e la morte da SARS-CoV-2(4),  ma la misura in cui una singola dose di vaccino fosse in grado di controllare la trasmissione del virus all'interno delle famiglie è rimasta ad oggi sconosciuta. 
 
Lo studio di coorte pubblicato su JAMA Internal Medicine(3) su oltre 800000 famiglie, ha utilizzato i dati dei registri nazionali svedesi, cercando di comprendere l'associazione tra il rischio di COVID-19 in individui non immuni e il numero dei loro familiari con immunità nota da una precedente infezione da COVID-19 o da una vaccinazione completa. L’analisi ha discriminato il livello di rischio tenendo che l'immunità fosse stata acquisita da: una precedente infezione, una singola dose di vaccino o una vaccinazione completa (2 dosi di vaccino).
 
Dinamiche dell’immunità famigliare
 
I risultati dimostrano una significativa associazione dose-risposta inversa tra il numero di membri della famiglia immunizzati e il rischio di infezione da COVID-19 incidente nei membri della famiglia non immuni. Più semplicemente più alto era il numero di componenti vaccinati della famiglia più si abbassava il rischio di infezione per chi non lo era e questo avviene indipendentemente dalle dimensioni della famiglia considerata.
 
Nelle famiglie con:
 
  • 1 membro della famiglia immune, i membri non immuni avevano un rischio inferiore dal 45% al ​​61% di contrarre COVID-19 indipendentemente dalle dimensioni della famiglia (HR, 0,39-0,55; IC 95%, 0,37-0,61; P<0,001 per tutti). 
  • 2 membri immuni, i membri della famiglia non immuni avevano un rischio inferiore dal 75% all'86% (HR, 0,14-0,25; IC 95%, 0,11-0,27; P<0,001 per tutti)
  • 3 membri immuni, per gli altri non immuni il rischio si è ulteriormente ridotto dal 91% al 94% (HR, 0,06-0,09; IC 95%, 0,04-0,10; P<0,001 per tutti). 
  • 5 membri, di cui 4 immuni, il membro non immune aveva un rischio inferiore del 97% (HR, 0,03; IC 95%, 0,02-0,05; P<0,001). 
Rischio infezione e dimensione della famiglia
 
Lo studio supporta l’ipotesi che, sebbene il rischio assoluto di infezione da SARS-CoV-2 fosse associato al numero di parenti non immuni in ciascuna famiglia, la riduzione del rischio relativo era molto più elevata nelle famiglie più numerose. Infatti il rischio assoluto di infezione nell'ultimo membro non immune della famiglia immune era compreso tra il 3% e il 5% nelle famiglie con 4 o più membri. Dati che dimostrano come il rischio assoluto di infezione dipenda dal numero di membri non immuni in ciascuna famiglia.
 
Fino ad oggi non era nota la misura in cui una singola dose di vaccino fosse in grado di controllare la trasmissione del virus all'interno delle famiglie. Valore di questo lavoro in cui si è chiarito che il beneficio dell'immunità, in termini di minor rischio di trasmissione all'interno delle famiglie, acquisito da una singola dose di vaccino era simile al beneficio dell'immunità da vaccinazione completa o derivato da una precedente infezione. Un dato rilevante, ma da interpretare con cautela in scenari epidemiologici dove sono presenti varianti dominanti più trasmissibili e aggressive come la Delta, o comunque diverse dalla variante Alfa, responsabile del 95% dei casi di COVID-19 al momento della realizzazione di questo studio. 
 
Lo scenario delineato da questi risultati permette di ipotizzare che le dinamiche dell’immunità famigliare possano avere implicazioni per l'immunità di gregge e il controllo della pandemia, con le riserve dovute per contesti con prevalenza di varianti emergenti di preoccupazione, meno sensibili alla singola dose di vaccino e dove resta la raccomandazione a completare lo schema vaccinale anche con un’eventuale dose di richiamo. 
 
  1. Madewell  ZJ, et al.  Household transmission of SARS-CoV-2: a systematic review and meta-analysis.   JAMA Netw Open. 2020;3(12):e2031756.
  2. Meyerowitz  EA et al. Transmission of SARS-CoV-2: a review of viral, host, and environmental factors.   Ann Intern Med. 2021;174(1):69-79.
  3. Nordström Pet al. Association Between Risk of COVID-19 Infection in Nonimmune Individuals and COVID-19 Immunity in Their Family Members. JAMA Intern Med. Published online October 11, 2021. doi:10.1001/jamainternmed.2021.5814
  4. Dagan  N, et al.  BNT162b2 mRNA Covid-19 vaccine in a nationwide mass vaccination setting.   N Engl J Med. 2021;384(15):1412-1423
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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