Sentenza del TAR, non è il MMG a dover curare a domicilio i pazienti COVID 

Il TAR Lazio con una sentenza pubblicata il 16/11/20 ha accolto in parte il ricorso presentato dallo SMI contro la Regione Lazio nel quale si chiedeva il riconoscimento della inadempienza da parte della Regione Lazio nella attivazione delle USCA, unità deputate all'assistenza domiciliare dei pazienti COVID positivi. I ricorrenti sottolineavano nel ricorso come l'assistenza domiciliare a favore di questi pazienti fosse in contrasto con la normativa vigente.

Nella sentenza si afferma che "Per effetto delle decisioni regionali, i Medici di Medicina Generale risultano investiti di una funzione di assistenza domiciliare ai pazienti Covid del tutto impropria, che per legge dovrebbe spettare unicamente alle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (Usca)" e i medici verrebbero "pericolosamente distratti dal compito di prestare l’assistenza ordinaria, a tutto detrimento della concreta possibilità di assistere i tanti pazienti non Covid, molti dei quali affetti da patologie anche gravi".

Nel ricorso era stato contestata anche la discrezionalità dell'eventuale attivazione dell'assistenza domiciliare da parte delle USCA in quanto essa è un compito precipuo di queste strutture una volta arrivata la segnalazione dei casi per via telefonica o via mail da parte dei medici curanti. "Hanno ragione i ricorrenti - affermano i giudici - quando dicono che il legislatore d’urgenza ha inteso prevedere che i medici di famiglia potessero proseguire nell’attività assistenziale ordinaria, senza doversi occupare dell’assistenza domiciliare dei pazienti Covid".

Lo scorso marzo, con il decreto n.14 la norma ha stabilito che "al fine di consentire ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta di garantire l'attività assistenziale ordinaria, le Regioni istituiscono le unità assistenziali Usca , una ogni 50mila abitanti, per la gestione dei pazienti Covid". Soddisfazione è stata espressa dai ricorrenti, mentre la Regione Lazio ha annunciato un ricorso urgente, anche tenendo conto del nuovo accordo regionale che prevede la possibilità da parte dei medici del territorio di effettuare i tamponi anche a domicilio dei pazienti ove necessario, sottolineando che stante il gran numero di soggetti positivi trattati a domicilio in numero superiore ai 60000 le sole USCAR non possono garantire l'assistenza a questi pazienti. Si preannuncia quindi un contenzioso di difficile gestione che aprirà la via  a numerose polemiche sindacali e politiche.